Verso la Rete Unica

L’idea di costruire una rete unica per non duplicare gli investimenti infrastrutturali, ma al contrario farli convergere con l’obiettivo di rendere più efficiente l’infrastruttura del Paese e raggiungere una maggiore diffusione, è tornata di stretta attualità negli ultimi mesi anche a causa della pandemia da coronavirus.

Nei mesi del lockdown, con milioni di persone che lavoravano da casa, si è palesata la scarsa capacità dell’attuale rete e sono diventate ancora più marcate le differenze di connettività tra grandi e piccoli centri urbani. Anche per questo motivo il governo ha fatto pressioni su Cdp e Tim per trovare un accordo verso la costituzione della rete unica.I consigli di Telecom e Cdp hanno approvato insieme la tabella di marcia di un percorso che dovrebbe portare alla “rete unica” nazionale, con l’integrazione tra l’infrastruttura dell’incumbent e quella di Open Fiber, joint paritetica Cdp-Enel focalizzata sulla fibra ottica.

 

 

Il 31 Agosto i consigli di Telecom e Cdp hanno approvato insieme la tabella di marcia di un percorso che dovrebbe portare alla “rete unica” nazionale, con l’integrazione tra l’infrastruttura dell’incumbent e quella di Open Fiber, joint paritetica Cdp-Enel focalizzata sulla fibra ottica.

 

In parallelo Telecom manda avanti l’operazione con Kkr sulla parte in rame della rete d’accesso che dovrebbe confluire in una società (FiberCop) per gestire la migrazione alla fibra che diventerà comunque operativa a prescindere dalla riuscita della missione sulla rete unica.

 

Si tratta di un percorso tortuoso per un’operazione che, minata da molteplici interessi divergenti, finora non si era riusciti neppure ad abbozzare. Via libera da Tim e Cassa depositi e prestiti al percorso per creare un’unica Rete di telecomunicazioni in fibra ottica, mettendo insieme l’infrastruttura del gruppo telefonico con Open Fiber.

 

I consigli d’amministrazione delle due società hanno approvato il «memorandum of understanding», la dichiarazione di intenti, per creare AccessCo, la società per la Rete unica.

L’intesa è stata costruita in poche settimane dagli amministratori delegati di Cdp, Fabrizio Palermo, e Tim, Luigi Gubitosi. «Abbiamo tracciato il percorso che, dopo l’approvazione da parte delle autorità di regolazione e di vigilanza, potrà consentirci di creare una Rete Tlc di ultima generazione — ha spiegato Palermo —, necessaria per la competitività del Paese e cruciale per il rilancio dell’economia». Una rete che permetterà inoltre «di superare il digital divide su tutto il territorio nazionale in un’ottica di sistema», ha aggiunto il presidente della Cdp, Giovanni Gorno Tempini.

 

Il governo ha dato una spinta decisiva per arrivare alla firma, intervenendo  direttamente su Tim e Cassa. Ora sarà necessario l’accordo con l’Enel, titolare dell’altro 50% di Open Fiber, per portare la Cassa in maggioranza e consentire così al gruppo guidato da Starace di vendere la partecipazione residua nella società della Rete, per la quale si è fatto avanti il fondo Macquarie.

Il gruppo guidato da Gubotisi «deterrà almeno il 50,1% di AccessCo e attraverso un logica di governance condivisa con Cdp Equity sarà garantita l’indipendenza e la terzietà della società.

 

Il gruppo telefonico ha spiegato che saranno previsti meccanismi di maggioranze qualificate e regole di controllo preventivo.

Il progetto prevede che la società della Rete unica sia controllata congiuntamente da parte di Cdp Equity e Tim, sia aperta al co-investimento di altri operatori e caratterizzata dall’assenza di legami di integrazione verticale rispetto ai servizi di accesso alla Rete.

 

Ci vorrà tempo per incastrare i tasselli. Ma non così tanto. Per arrivare all’accordo di fusione Tim e Cdp si sono date tempo fino a marzo dell’anno prossimo.

 

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